Don Luca Dalfiume e don Samuele Nannuzzi, partendo dalle parole del papa nell’Evangelii mGaudium, indicano da dove nasce la fede dell uomo

Articolo apparso sul Nuovo Diario del 28/08/2014
 
 

LETTURA DEL PARAGRAFO 264

Don Samuele – Questo è uno dei temi centrali della nostra epoca, la crepa del nostro tempo e nel contempo la possibilità di ripresa. Questo papa ce lo mostra chiaramente, come già ha fatto Benedetto XVI. Liniziativa è di Dio e la vita è fare memoria di Lui, che si è manifestato e continua a manifestarsi. Papa Francesco ha detto più volte che il cristiano è luomo della memoria, memoria di questo incontro. Il fuoco della fede viene da lì, da persone che hanno avuto questo incontro e non sanno resistere alla tentazione di continuare a cercarlo.

Don Luca – Mi pare che la parola più appropriata per parlare della relazione con il Signore sia la parola incontro, che sottolinea come allinizio di tutto ci sia liniziativa da parte Sua. Questo è comprovato dal fatto di non poggiare su sforzi moralistici o personalistici, ma di mantenersi nel corso del tempo e di rafforzarsi con le difficoltà e gli ostacoli. Daltra parte nel corso della vita lincontro con il Signore riaccade attraverso lincontro con gli altri e le esperienze che ci permette di fare, scuotendo la nostra mente fredda e il nostro cuore tiepido e superficiale, come afferma il papa.

Don Samuele – Collego queste affermazioni con il recente documento della Cei sulla catechesi – Incontrare Gesù -, che sarà base di un convegno diocesano agli inizi del prossimo anno. Mi domando se i nostri incontri parrocchiali, la nostra attività ordinaria, sono un desiderio di incontrare Cristo, o sono più il desiderio di raccontare una cronaca, piuttosto che un incontro vivo. Don Luca – Mi verrebbe da dire che più che un incontro con Gesù è un desiderio che questo incontro riaccada, perché nella nostra vita è già avvenuto, non è che debba ancora avvenire. E questo riavviene attraverso le esperienze che facciamo, sulla spinta della nostalgia del primo incontro che ha toccato e segnato la nostra vita. Il pericolo è quello di spostare lattenzione su uno sforzo personale e non piuttosto un desiderio che questa grazia riaccada nella nostra esistenza.

Don Samuele – È un atteggiamento di mendicanza, che dice: Vieni, Signore.

FerriE questo avviene concretamente nelle vostre comunità parrocchiali, nella realtà ecclesiale diocesana?

Don Luca – Lo vediamo riaccadere perché tutte le volte che questo succede il cuore delluomo torna a desiderare di più. Questo desiderio più ti sfama e più ti affama.

Don Samuele – La differenza con lo sforzo umano è che il desiderio appagato si placa, quello suscitato da Dio non ti sazia mai.

Ferri E come si distingue questo desiderio dallaspirazione che uno ha dentro di sé di appagamento, di orizzonti ampi, di felicità? O è la stessa cosa?

Don Luca – Il desiderio suscitato dallo Spirito non è un desiderio ridotto, circoscritto, a differenza degli altri. Non è che tu non venga appagato, ma capisci che pure gustando fino in fondo le cose, cè sempre un oltre, a cui tutto ti rimanda.

Don Samuele – La differenza è che luomo non è solo desiderio, ma è fatto per linfinito. La genialità di Cristo è di essere partito dal desiderio delluomo, come nel caso di Zaccheo, Matteo, Maria Maddalena, ma facendogli capire che quello che interessa non è il denaro, il potere, il corpo, ma un di più, che è nella libertà di ciascuno continuare a cercare o non cercare.

Don Luca – Da un punto di vista pastorale si può dire questo. Più che essere tanto preoccupati di fare delle cose occorre che avvenga un fatto: lazione dello Spirito mette nel cuore delluomo una tale nostalgia di reincontrarlo da spingerlo ad agire, senza bisogno di tante sollecitazioni ed esortazioni. Se il desiderio viene riacceso, limpegno è una conseguenza.

LETTURA DEL PARAGRAFO 85

Don Luca – Una delle cose più confortanti del cristianesimo è che non esiste scarto, per cui anche il momento della sconfitta e della prova può essere loccasione per desiderare e domandare di più. E in queste circostanze si fa ancora di più esperienza che è Dio a guidare le cose e la nostra vita. E questo è vero sia a livello personale che a livello pastorale ed ecclesiale. Tutto – niente escluso – concorre a conoscere Cristo e a fare esperienza di lui.

Don Samuele – Cè un espressione che non accetto di sentire in parrocchia, ed è: Ho sbagliato. Con questo approccio la gente si sente giudicata. Invece Cristo riparte e fa ripartire. Penso alla professione di fede di Pietro nel vangelo di due domeniche fa. Quella è opera di Dio, non delluomo. Sino dagli anni del seminario mi ha molto colpito un versetto del salmo 118: Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad ubbidirti. Non è solo questione di sbagliare o non sbagliare, ma piuttosto di centrare bene il proprio desiderio di felicità.

Don Luca – Potremmo quindi dire – quasi paradossalmente – che Cristo ci salva non nonostante i nostri limiti e peccati, ma attraverso i nostri limiti e peccati.

Don Samuele – Ampliando il concetto si può dire che Cristo ti salva attraverso la realtà, bella o brutta che sia. Perdere laudacia significa dimenticare che Cristo cè già, ha già vinto. Don Luca – Questa infatti è una delle cose che affascina di più le persone. Cristo ha già vinto. Questo fatto deve solo inverarsi, accadere in pienezza nella nostra vita attraverso lesperienza, attraverso la nostra libertà.

LETTURA DEL PARAGRAFO 130

Don Luca – Cè un modo erroneo di intendere lecclesialità, identificata con lo sforzo di trovare il minimo comune denominatore tra le diverse realtà ecclesiali, dove ciascuna rinuncia a qualcosa per trovare laccordo. Ma in questo modo si rinuncia o si snatura il proprio carisma che, se riconosciuto dalla Chiesa e vissuto in pienezza, non può che produrre frutti di comunione e di ecclesialità. Se non li produce non è perché il carisma è sbagliato o è vissuto troppo intensamente, ma perché non è vissuto autenticamente dalle persone. I pastori devono quindi invitare tutti a vivere autenticamente il proprio carisma, perché in questo modo inesorabilmente diventano uomini di comunione.

FerriQuindi se si creano divisioni non è perché i carismi sono sbagliati, ma perché sono vissuti in modo erroneo e autoreferenziale.

Don Samuele – Cè sempre da tenere presente la dimensione storica, nella vita personale e anche in quella ecclesiale. Ladolescenza è una fase della vita in cui prevale laffermazione della propria identità, la ribellione, la radicalità. Se questo impeto viene educato e messo liberamente al servizio di qualcosa di più grande, produce frutti importanti. Lo stesso vale per gli ordini religiosi e i movimenti. Io che ho vissuto la mia esperienza di fede in Comunione e Liberazione, appartengo ad una generazione successiva a quella di miei confratelli, che hanno attraversato prove più grandi. Io posso dire che in seminario 15 anni fa mi è stato chiesto di rinunciare al carisma del Movimento per servire meglio la Chiesa. Io da pastore chiedo a tutti di vivere appieno il loro carisma. Lobiettivo non è quello di omologare, di fare rientrare tutto in uno schema umano e quindi non appagante. Il minimo comune denominatore è Cristo, non uno schema. Poi ognuno corre come può.

LETTURA DEL PARAGRAFO 143

Don Luca – Dallomelia traspare quello che il sacerdote vive. È efficace in questo senso. Un frutto dellomelia si vede durante le benedizioni pasquali, quando le persone ti citano frasi pronunciate durante unomelia di cui io magari non ho ricordo in quel momento, ma che a loro sono rimaste impresse. Lomelia è uno strumento nelle mani dello Spirito. Altrimenti si corre il rischio descritto in un aneddoto scherzoso raccontato dai vecchi parroci: un uomo si converte dopo avere ascoltato una predica e lo dice al predicatore, il quale lusingato gli chiede: Ma quale è la frase che più lha colpita?. Risposta: Quando lei ha detto: il tempo ormai si è fatto breve!. Daltra parte lomelia è un dialogo; anche se parla solo il sacerdote basta guardare in faccia i fedeli per capire se cè uninterlocuzione o no. Se il predicatore è concentrato su se stesso o sulle sue elucubrazioni teologiche non riesce a sintonizzarsi. Se guarda in faccia le persone nel senso più pieno ed ecclesiale del termine allora lomelia porta frutto, anche se in tempi non sempre prevedibili.

Don Samuele – Nell omelia cerco di raccontare il mio rapporto con Gesù. Da parroco è comunque una responsabilità più grande. L omelia è una semina, va fatta senza calcolo o strategia. Il papa ha voluto sottolineare lattenzione a questo strumento. Limportante non è che il predicatore riceva i complimenti, ma che lomelia muova le persone verso Cristo.

LETTURA DEL PARAGRAFO 131

Don Luca – L educazione allaccettazione dellalterità fa parte dellessenza del cristianesimo, perché lo stesso rapporto con Dio è lesperienza di unalterità.

Don Samuele – A me viene in mente la parola alleanza, che Dio ha posto con il suo popolo e con me. Ed è questo che mi da la forza di guardare qualunque altra realtà. Se non ricevo misericordia non posso essere misericordioso.

LETTURA DEL PARAGRAFO 79

Don Luca – L’insistenza eccessiva sui mezzi vuol dire mettere tra noi e gli altri degli schemi artificiali. Levangelizzazione è tra persona e persona. È sbagliato enfatizzare troppo il mezzo, farne un elemento strategico. I mezzi vanno utilizzati senza trasformarli in fini. La nascita dei movimenti ecclesiali è stata una risposta dello Spirito ad un modo di vivere la fede adagiato, ritualistico, tradizionalista, dove i fedeli giunti alletà adulta non trovavano più nella fede la risposta alle esigenze della loro vita.

Don Samuele – Se cè un complesso di inferiorità significa che manca il fuoco dello Spirito Santo. Quello che muove i cuori non è il mezzo, ma il desiderio di incontrare una Persona. Ci si vergogna di qualcuno quando non è lamore della tua vita.