EMERGENZA UOMO: DIALOGO SULLA VITA DAL CONCEPIMENTO SINO ALLA MORTE NATURALE CON IL CARDINAL ELIO SGRECCIA E GIULIANO FERRARA.

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Anche quest’anno, la Parrocchia di San Francesco d’Assisi in Torano di Imola, organizza i consueti incontri del “Quaresimale”.
Il primo appuntamento è previsto per martedì 11 marzo 2014 (Chiesa di S. Pio da Pietrelcina, ore 21) e vedrà presenti due importanti relatori: il Cardinale S.Em. Elio Sgreccia e Giuliano Ferrara. Perché, il tema della vita, si annovera oggi nel 2014, quale tema focale? Perché la vita, l’antropologia del genere umano maschile e femminile, dal concepimento sino alla naturale morte, è sotto un attacco serrato. Non solo: è divenuto naturale parlare di aborto, di eutanasia, di pillola abortiva, di fecondazione e manipolazione di embrioni ed altro come se si discutesse di calcio, di soldi, di vacanze. Addirittura diventa problematico poter anche solo tentare di affermare pubblicamente che l’embrione è un essere umano, figuriamoci dire che dovrebbe ricevere maggior tutela della “persona” in senso strettamente giuridico, proprio per la sua assoluta fragilità. A questa affermazione, naturale, pacifica, si contrappone una visione dell’uomo e del mondo che equipara l’embrione ad un “grumo di cellule”. Taluni addirittura non osano neppure parlare di “feto”, ma di “ovocita fecondato” e di “materiale riproduttivo”. Forse, proprio per non affrontare neanche dal punto di vista linguistico il tema bioetico alle sue radici. Al tempo stesso non meno preoccupante è la posizione dell’uomo anziano, del malato grave, fragile, anche se bambino (vedi la legge sull’eutanasia infantile, approvata in Belgio pochi giorni fa). Si realizza il paradosso di Stati sovrani che proclamano la difesa dei poveri, dei deboli, degli indifesi, dell’ambiente, degli animali, ma che di converso esaltano a tal punto la libertà delle donne e delle persone al massimo della loro espressività e sviluppo psico-fisico, da fare soccombere rispetto a loro chi ontologicamente è più debole e indifeso in assoluto e, in quanto tale, necessita di un pieno regime di tutela. Osserviamo con sgomento e terrore questi padri e queste madri che davanti ad un bambino gravemente malato, lo aiutano a scegliere (perché lui non sa, non può scegliere) la “dolce morte”. Perché tanto, “piccolo nostro, non esiste nessuna speranza e la tua vita, così com’è, definita solo dalla tua malattia, non vale nulla”. Il dramma non è nemmeno la morte, ma il vedere un figlio davanti a due adulti privi di speranza e desiderio. Chiediamo di essere invitati ad un giudizio pacato, ma deciso, su questi temi etici così delicati e importanti. Siamo certi che gli autorevoli relatori invitati ci aiuteranno in questo. 


Filippo Martini