Proseguiamo con il “ritornare ai campi” lasciandosi guidare dalla domanda lanciata alla scuola di comunità.

“Il Cristo accaduto ai campi, che metodo ci detta?” .

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C’è sempre una novità nell’apparente ripetitività del gesto delle vacanze comunitarie: è il riaccadere di una compagnia, è un rimettersi liberamente insieme di tanti “io” che cercano di aiutarsi l’un l’altro a cogliere il senso del vivere. E così, lo stare insieme, il cercarsi, il parlare raccontandosi le proprie esperienze, le attività di gruppo giornaliere e serali, le difficoltà (sinceramente, ben poche), la convivialità, (tutto vissuto lietamente con gratitudine e disponibilità), sono segno di una comunione che non è data semplicemente dal fatto che con gli amici si sta bene, ma è un’oggettività che si documenta nella compagnia di queste persone tutte tese all’Unico Ideale, impegnate nella maturazione e nella crescita della propria fede personale e che perciò cerchiamo perché aiutano a “stare al mondo”. Il luogo in cui si va, la location (quest’anno eravamo in alta montagna, a Pampeago) per quanto belli e importanti non sono però così determinanti, perché c’è il prevalere di una gratitudine per una presenza che si comunica attraverso i volti precisi degli altri. Non sono mancati momenti “forti”, in particolare la riflessione del lunedì con Don Luca e l’incontro-testimonianza con Beppe, una persona esterna alla nostra comunità, dai quali emerge il bisogno di stare con fede di fronte alle circostanze che Cristo ci chiama a vivere per poter scoprire tutto il bene che c’è per noi. Il tempo della vacanza è volato via ed ho in mente l’augurio di una cara amica: lo sguardo che abbiamo avuto tra noi questa settima rimanga sempre! E’ impossibile non desiderare questo sguardo e questa comunione che sempre ci affascina.
Mauro Pisotti